5.30 Roma, edizione zero

ImageImage Poi ti trovi a correre in un sogno, in un emozione, quando tutto sembra ancora fermo, quando il sole non è ancora sorto e la città dorme, è li, immobile, che ti guarda, che sembra dirti, “ma che stai a fa”. Roma, con la sua aria sorniona, con il suo spirito millenario resta impassibile ad osservare una cinquantina di malati, già perché quello siamo, deve essere per forza una malattia, la più bella ovvio, che ti spinge a mettere la sveglia in un giorno feriale alle 4:30, ti fa alzare, prendere le scarpe, infilare il gps al polso, il pantaloncino e via, quando fuori è ancora buio, ti fa andare a correre, anche quando la gara è stata annullata. L’edizione 0 della 5.30 romana non poteva essere più romantica ed emozionante, contro ogni previsione circa cinquanta runners si sono dati un clandestino appuntamento, e la loro corsa l’hanno corsa comunque, tra una chiacchiera e una foto, ribadendo che la città se vogliamo è la nostra, non del traffico, delle autorizzazioni, la città è di chi la vive e noi stamattina l’abbiamo vissuta. Fregandocene di qualsiasi tipo di tempo, per fortuna/sfortuna il mio garmin a pochi metri dal via si è spento, abbiamo fatto la nostra piccola grande impresa. Via dei fori imperiali, piazza Venezia, corso Vittorio, e poi piazza Navona, il Pantheon, via del Corso, piazza del Popolo, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, e ancora piazza Venezia, detti così tutti d’un fiato fanno venire i brividi, non c’è dubbio. Questo sarebbe stato il percorso di una gara meravigliosa, e questo è stato il percorso per noi stamattina. Adesso,senza entrare in nessun tipo di polemica, aspettiamo il prossimo anno, saremmo molti di più, certo, ma questa edizione zero, resterà nella memoria di chi, come me, questa mattina l’ha corsa, resteranno i sorrisi di tanta gente che magari adesso è seduta nel suo ufficio ed è forse un po’ più felice, resterà nelle facce di chi abbiamo incrociato per strada, nella leggerezza che ti mette sempre una corsa, e in quell’alba romana, mai così bella e mai così nostra.