Maratona di Parigi 2014

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Parigi ti entra dentro, ti sconvolge, ti fa brillare gli occhi, ti riempie e ti lascia letteralmente a bocca aperta. Lamaratona di Parigi è stata un’autentica emozione per me, sono tanti i motivi che hanno reso questi 42,195 km meravigliosi e cercherò di condividerli con voi, anche se, come ben sapete, non è facile spiegare con le parole ciò che si prova prima durante e dopo una maratona.
Decido di correre Parigi circa sei mesi fa, due giorni prima del via è il mio compleanno, e quale occasione migliore per festeggiare i miei primi trent’anni se non quella di correre un’altra maratona. Convinco la mia dolce metà, ed è fatta, si parte. L’iscrizione è facile, scelgo il volo, l’appartamento e pianifico al meglio la vacanza. Decidiamo di farci una settimana nella città lumiere, tra musei e monumenti, ma la mia attenzione non è delle migliori, si corre, e tutto gira intorno alla gara nei giorni precedenti. Il venerdì andiamo al village, nella zona dell’expo parigino, è enorme, ritiro il mio pettorale, il misero pacco gara e mi perdo per un po’ tra stand e volantini.

La domenica della partenza sono agitatissimo, mi mettono in penultima griglia, la grigia, quella delle 4:15/4:30; sono stanco, siamo a Parigi da tre giorni e non ci siamo fermati un attimo, penso che l’aver fatto il turista nei giorni precedenti mi condizionerà, troppo, ma non m’interessa, alzo gli occhi e vedo gli Champs Elysee pieni all’inverosimile di runners da tutto il mondo, ho solo voglia di godermi questa mattinata. Respiro lento, ho la testa libera da ogni pensiero, ripercorro Roma di soli quindici giorni prima, anche qui penso che la pioggia, i sampietrini e le fatiche della capitale mi condizioneranno, ma ancora una volta non mi faccio rovinare l’umore, sono pronto, voglio partire, voglio divertirmi. Poco prima delle 9 lo start, io parto quasi un’ora dopo, la cosa che subito mi colpisce è la totale tranquillità dei partecipanti, non c’è chi sgomita, chi freme, chi ti passa davanti per guadagnare qualche metro in griglia, siamo tutti sereni, in attesa di iniziare la nostra piccola grande impresa. 
I primi metri sono lungo i famosi Champs Elysee, siamo tanti, tantissimi, una volta passata Place de la Concordeentriamo lungo rue de Rivoli, che costeggia il museo del Louvre, qui fino a place de la Bastille è un autentico tappo di gente, cerco di mantenere un ritmo ma è praticamente impossibile, passo il rifornimento del quinto chilometro senza prendere niente, sto bene e mi godo le due ali di folla che incontriamo lungo tutto il percorso. Poco prima del decimo entriamo in uno dei due parchi cittadini del percorso, bois de Vincennes, qui faremo circa altri dieci chilomentri, non so bene cosa mi aspetta, cerco di non esagerare, le gambe si fanno sempre più pesanti e non voglio rovinarmi questa meravigliosa giornata. Il parco è stupendo, intorno al quindicesimo ricevo la prima telefonata di Marina – la mia metà – che mi aspetta sul lungo senna, perfetto, mi pongo come primo traguardo il momento in cui la incontrerò, prendo il primo gel che mi sono portato e vado senza problemi.
Usciti dal parco ritorniamo vicino a Place de la Bastille e poi via verso la Senna. Qui è davvero uno spettacolo, la gente è ovunque, siamo tanti, troppi, rallento ogni volta che c’è una strettoia, siamo di nuovo in centro, il mio nome, scritto sul pettorale, è scandito da ogni bambino posto ai lati della strada, non ho ancora acceso la musica, voglio solo sentire il rumore della festa, il suono di chi cerca anche solo con una semplice parola di rendere meno pensante la tua corsa. Verso il km 27 incontro Marina, mi fermo un po’, cammino con lei, sto bene, capisco che non è possibile inseguire nessun tempo, allora decido di godermela come meglio posso, conosco e chiacchiero con tanta gente, tanti italiani, tanti ragazzi, ma anche tante persone in difficoltà, forse perché partita troppo veloce nella prima parte. Saluto Marina, che rivedrò all’arrivo e mi preparo agli ultimi dodici chilometri, sono poco dietro i pacers delle 4h30, il percorso della parte finale è più impegnativo, una volta entrati nel secondo parco, bois de Boulogne, ci sono diversi falsi piani e due salite che non mi aspettavo. Rallento ancora, mi aspettano altri tre giorni da “turista” e soprattutto non voglio passare la serata a casa, già pregusto un ottimo vino in qualche bistrot tipico. Do una mano ad una coppia veneta in evidente difficoltà, li incito a non mollare, mi seguono per un po’ ma poi li perdo. Ormai è aria di traguardo, il parco sembra non finire più, e sono contento, è la prima maratona che corro senza arrivare distrutto, si lo so ci sto mettendo un eternità, ma non m’importa, me la sto godendo come mai prima e sto respirando tutta l’essenza di questo sport. Intanto la gente intorno a me sembra non diminuire mai, siamo veramente tanti, usciti dal bois de Boulogne mancano circa 2 chilomentri, una curva e via, eccolo là: l’arco di trionfo e il traguardo, faccio anche un piccolo scatto finale, fermo il mio garmin in 5h09, sette minuti in meno rispetto a Roma, prendo la mia sesta medaglia da finisher di una maratona, abbraccio Marina, ed è fatta

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